Devo lavare l’auto. Caro, potresti accompagnarmi al supermercato? Vuoi giocare a dame con me?
I verbi evidenziati presentano una caratteristica comune: precedono altri verbi di modo infinito, con i quali danno vita a forme verbali che assumono un significato preciso solo se sono considerate nel loro insieme.
Si dicono servili i verbi “potere, volere e dovere” quando sono al servizio di un altro verbo di modo infinito per arricchirne il significato. Oltre a quelli citati, possono essere servili: • I verbi sapere (=saper fare), desiderare, preferire, osare. • Locuzioni come essere solito, essere capace, essere in grado.
Nei tempi composti i verbi servili utilizzano l’ausiliare richiesto dal verbo all’infinito che li accompagna: - Non è voluto andare (perché si dice “è andato”) - Non ha voluto rispondere (perché si dice “ha risposto”) Nel linguaggio corrente, tuttavia, si può anche usare “avere” in luogo di “essere”: - Non ha voluto andare. I verbi “potere, volere e dovere” possono inoltre avere un significato proprio ed essere usati da soli: - Il Signor Rossi è un uomo che può molto. - Vorrei un caffè ristretto, per favore! - Devo molto ai miei genitori.
Quando il verbo servile precede verbi riflessivi o intransitivi pronominali, si usa: • L’ausiliare “essere” se il pronome riflessivo è posto davanti al verbo. Esempio: - Non si è voluto alzare. • L’ausiliare “avere” se il pronome riflessivo è posto dopo il verbo. Es: - Non ha voluto alzarsi.